Non sono ricette

La frittata della regina

Ostaz è una parola persiana che indica bravura e maestria. In arabo è diventata sinonimo di insegnante, maestro.

Ostaz Ibrahim era il mio insegnante di geografia alle medie, in seconda, le sue lezioni mi annoiavano tantissimo, tranne quando organizzava le gite fuori porta. La prima, quella a Qaqun, è ancora impressa nella mia memoria.

Per l’occasione, avevo chiesto a mia mamma di prepararmi i suoi fantastici panini con la frittata, Qaqun è vicina a Baqa, la mia città natale, e portarsi dietro la frittata senza rovinarla era più semplice. In realtà ero più emozionato per la gita che per altro, all’epoca infatti non sapevo neanche cosa fosse Qaqun. 

Non so voi, ma io adoro la frittata di prima mattina, mia mamma ci mette pochissimo a preparala, in una ciotola rompe delle uova, le copre con tanto prezzemolo, cipolla, menta, un po’ di farina per dare consistenza, sale, pepe e un pizzico di noce moscata. Poi mescola bene con una frusta, lascia riposare un attimo e versa tutto in una padella fonda con uno strato consistente di olio già caldo, bollente. 

Girarla è un’impresa, io non sono mai riuscito a farlo senza doverla tagliare in quattro e rigirare un pezzo alla volta.

In meno di cinque minuti la frittata è lì, pronta e profumata, unta. Va appoggiata dentro una pita, spalmata di hummus, si aggiungono una foglia di insalata romana, due fette di pomodoro e cetriolo; il panino fa sognare anche i palati più esigenti. 

Con la borsa piena di questa delizia, sono partito per la gita. Dopo mezz’ora di viaggio il pullman si è fermato: eravamo a destinazione. Intorno c’erano una collinetta e terra abbandonata, costruzioni distanti e io già pensavo alla roccia dove mi sarei appoggiato per devorare la mia frittata. la voce di Ostaz Ibrahim al megafono ha interrotto i miei sogni: “Siamo sui resti di Qaqun”, ha detto con tono emozionato.

Maledizione, ho capito subito che prima di mangiare ci toccava ascoltare qualche sproloquio guasta appetito.

L’insegnate ci ha fatto camminare qualche decina di metri per portarci davanti a evidenti resti di una costruzione tipica palestinese abbandonata, era il vecchio castello di Qaqun, il villaggio palestinese evacuato e distrutto dagli israeliani nel ’48, uno dei 530 documentati.

Qanqun ha tentato di resistere alle forze ebraiche, sono giunti altri palestinesi dalle vicinanze per combattere nella battaglia, alcune persone della mia città sono state uccise in quello scontro, il cui epilogo è stato inevitabile, per tutta la zona una sconfitta amara. 

Qaqun aveva un posto speciale nei cuori dei palestinesi della zona, era un villaggio ricco di storia e fascino, nominato in libri che risalgono al 12esimo secolo, che ha regalato al mondo storici e scienziati, eppure, secondo quanto spiegato da Ostaz Ibrahim, nulla contava da quando il governo di sua maestà, con un atto storico (la promessa di Balfour), aveva deciso di mettercela tutta per regalare la Palestina al movimento sionista.

La monarchia inglese non aveva ancora occupato la Palestina e già l’aveva promessa ai sionisti per accelerare quello che gli inglesi e gli europei definivano “il problema ebraico”.

In Palestina aspettavamo la caduta dell’impero ottomano per dichiarare l’indipendenza di quello arabo o perlomeno la grande Siria di cui facevano da sempre parte, altrimenti avremmo dichiarato la nascita dello stato palestinese, invece no; i vincitori europei della prima guerra mondiale (grazie agli arabi) avevano altri piani: la Palestina ai sionisti europei, come avamposto europeo nella terra del futuro, ai piedi del Mediterraneo, ponte per i pozzi di petrolio e il canale di Suez. E poi, l’Europa avrebbe tolto di mezzo gli ebrei, da sempre perseguitati e presi di mira, fonte di tensioni e conflitti socio religiosi nel vecchio contenete.

Un piano perfetto per gli europei fin da subito, diciamo che il nazifascismo l’ha solo accelerato all’inverosimile.

Quello accaduto a Qaqun e ai palestinesi è una tragedia pensata, programmata dai palazzi di potere londenesi e materializzata dal braccio armato del movimento sionista e dell’agenzia ebraica. 

Noi siamo stati trucidati, perché gli europei per curare il loro antisemitismo hanno trovato più opportuno spedire gli ebrei altrove, aiutarli, con una pulizia etnica feroce, a sostituire i palestinesi in Palestina. 

Noi siamo vittime di quell’atroce antisemitismo, e lasciare impunito Israele vuole dire che l’antisemitismo sta facendo ancora vittime, i palestinesi.

La monarchia inglese dovrebbe fare un passo essenziale, presentare scuse pubbliche ai palestinesi e al resto del mondo (per le reazioni a catene che la Nakba ha generato nella storia dell’umanità intera, per i nodi geopolitici che continuano a vincolare il mondo e renderlo così ingiusto e squilibrato). 

Le scuse della monarchia rimetterebbero la narrazione sul suo binario storico che aiuterebbero il mondo a muoversi meglio per comprendere, trovare soluzione e agire nella direzione giusta. 

La regina è morta qualche giorno fa ma la verità non muore mai, noi aspettiamo il prossimo re…

Nel frattempo Ostaz Ibrahim ci illustrava i kibbutz e i moshav costruiti sulle terre di Qaqun, mentre gli abitanti di Qaqun sono ancora sparsi nei campi profughi e nella diaspora.

Alla fine di tutto mi era passata la fame, non l’ho neanche tirata fuori la frittata… maledetta regina.

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